ROSARIO MEMOLI MILLEPIANI
A cura di Marco Alfano
ROSARIO MEMOLI MILLEPIANI a cura di Marco Alfano
Organizzata dal Comune di Positano con il patrocinio morale di Scabec spa, presso la Pinacoteca Comunale in via Regina Giovanna - Inaugurazione Domenica 12 Settembre 2021 ore 19.30.
MILLEPIANI Marco Alfano
Ripartire dalla pittura, intesa come sensibile ‘corpo’, percepibile nei termini di un’espressione che si propone esiti diversi dalla pura “registrazione” della materia, che rilegge l’esperienza creativa in una relazione quotidiana con gli strumenti del dipingere, nella preferenza per un linguaggio che pur permanendo nelle possibilità della forma, consente di collocarsi “oltre il visibile”. Rosario Memoli, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, superando gli esiti conformi ad una figurazione che ha accomunato la sua generazione, rivelatasi sulla metà degli anni Novanta, ha intrapreso negli ultimi anni una ricerca che si è andata definendo per un linguaggio attento a declinare un repertorio che trova origine nelle modalità espressive del segno-colore. È una possibilità che si verifica in conformazioni astratte, animate dal colore e fissate in attente partizioni geometriche tramite progressive sovrapposizioni; una sorta di schermo molteplice, “palinsesto” che attinge alle diverse esperienze dell’astrattismo del XX secolo: dall’evocazione materica e risentita dei combine paintings di Rauschenberg all’astrattismo “lirico”, dal gesto assunto quale valore esistenziale fino alle intricate relazioni cromatiche che ricordano schemi di un Ellsworth Kelly. Altre opere, caratterizzate dall’utilizzo di materiali extrapittorici, come gli assemblaggi tessili in allusivo riferimento alla pittura, sono in sostanziale equilibrio con l’impaginato della composizione che recupera la terza dimensione. Da tale ricerca si discostano i lavori più recenti dove l’artista è giunto ad una sorta di affinamento del linguaggio, che andrà inteso quale dialettica di possibili variabili mediante un processo che chiama in causa lo stesso supporto, per consentirne la partecipazione alla modulazione dei toni. Ne risultano composizioni che procedono dunque secondo una vera e propria “logica della sensazione”, dove l’occhio «un tempo l’elemento principale attorno a cui ruotava il fenomeno percettivo», si è dissolto «entro più linee di relazione, comprendenti l’elaborazione mentale dei dati visivi»; in altri termini, la pittura di Memoli lascia intuire (più che vedere) intellettualmente, percorrendo in piano (o in piani molteplici) un discorso pittorico che collega sentieri apparentemente interrotti, secondo modalità rizomatiche (che Deleuze e Guattari hanno opposto ai modelli gerarchici nel celebre libro Mille piani, del 1980), dove ogni dipinto (anzi ciascuna delle partiture) mettendo in gioco modalità pittoriche differenti non rimanda necessariamente a caratteri dello stesso genere. Si potrà concludere che per Memoli non esiste un’unica possibilità della pittura; essa si manifesta quale metafora che si offre nella sua alterità. «Se nessuna pittura particolare porta a compimento la pittura – osservava Morleau-Ponty – se quindi nessuna opera d’arte è mai pienamente compiuta; se ogni creazione, ogni raggiungimento umano non sarà mai un dato acquisito, è solo perché, come tutte le infondate certezze dell’uomo, queste passano, come tutte le cose».